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    Psicologia Immunitaria

    QUANDO L’IMMUNOLOGIA INCONTRA LA PSICOLOGIA

    Definire il sistema immunitario non è semplice. Ricerche a scopo conoscitivo, condotte dal Dottor Tadolini, hanno evidenziato che chiedere alle persone di definire il sistema cardiovascolare produce risposte medie abbastanza precise o comunque manifestazioni di un’idea di che cosa si intende per sistema cardiovascolare. Contrariamente, se viene chiesto di definire il sistema immunitario non si hanno risposte altrettanto specifiche. Ciò deriverebbe dal fatto che il sistema cardiovascolare è riferibile ad organi ben configurati e conosciuti anche senza una formazione specifica; per il sistema immunitario questo non è possibile, in quanto non è riferibile ad organi conosciuti. In effetti, è difficile definire il sistema immunitario poiché la struttura portante non è una struttura d’organo, ma è una struttura chimica e bio-chimica: il sistema immunitario agisce ed esplica la sua funzione fondamentalmente tramite la chimica dell’organismo. Il ruolo di neurotrasmettitori quali la serotonina, dopamina, noradrenalina, sistema del GABA, giocano un ruolo molto importante nel sistema immunitario, assimilabile al ruolo che hanno nella patologia psichica.

    Una questione di gioco: la PSICOMOTRICITA’

    La psicomotricità non predilige alcun “settore” di competenza/ sviluppo/esperienza/espressione della persona, considerandoli tutti di pari valore: si occupa della relazione con l'altro, fornendo gli strumenti necessari per affrontarla positivamente, diversificandoli in rapporto all'età.

    Nello specifico tale disciplina aiuta a rendere più armonici il corpo, le emozioni e gli aspetti cognitivi, attraverso il movimento e il gioco. È rivolta principalmente ai bambini perché per loro il linguaggio corporeo è più importante rispetto a quello verbale.

    “I bambini esprimono le loro emozioni e le loro paure attraverso il corpo e questo è il tramite essenziale attraverso cui manifestano anche i contenuti della mente e della psiche”

    A. Bonifacio

    "Costruire un Villaggio significa crearsi in piena libertà"-Henri Arthus

    Ideato nel 1939 dal francese H. Arthus, il Test del Villaggio un test proiettivo che si basa sul meccanismo psicologico della proiezione termine introdotto per la prima volta da Freud. A differenza dei test obiettivi, i test proiettivi esplorano il vissuto psichico individuale e i processi spontanei del soggetto perché al soggetto vengono sottoposte situazioni-stimolo ambigue (non strutturate o parzialmente strutturate) alle quali egli risponde in funzione del significato psicologico personale. questo consente di delineare indirettamente le caratteristiche strutturali della vita psichica e delle dinamiche cognitive ed affettive del soggetto.                                                                                                                                                                                                                      

    Nel test del villaggio si tratta di collocare su un tavolo delle piccole raffigurazioni in legno colorato di edifici, persone, animali, alberi, ecc.; ciò che ne risulterà e la storia che il soggetto racconterà sul proprio Villaggio, rappresentano l’espressione del suo stile di vita, della sua organizzazione di personalità, della sua capacità di essere nel mondo (il sentimento sociale, lo slancio vitale, il “raggio d’azione”), dei suoi meccanismi di difesa, della percezione che ha di sé e della realtà esterna, della sua capacità di gestione degli aspetti affettivi-pulsionali-aggressivi, dei suoi vissuti relativi alle figure genitoriali.

    Metapsicologia adleriana

    Uno dei punti di partenza della metapsicologia adleriana è che nella vita psichica ogni cosa si verifica "come se" certi fatti fossero assiomi, cioè veri ed evidenti di per se stessi.

    Il filone conduttore consiste in una perenne ricerca del senso dell'individuo, inteso nella sua unità diversificata biologica-psicologica-sociale.

    Questa linea guida induce allo studio verso la comprensione dell'Altro" e spinge altresì all'agire in tutte le aree esistenziali, specie nel campo dell'educazione, del lavoro, della comunità, ma soprattutto e specificamente nell'indagine e nella terapia dei disturbi mentali, di quelli psicosomatici e dei disturbi dell'adattamento sociale.

    La Psicologia Individuale di Alfred Adler si propone via via come un modello aperto e complesso, nelle scienze che riguardano la vita umana. Ogni gesto, ogni atto, ogni sintomo psicopatologico e/o psicosomatico sono inseribili in una linea direttrice, in un movimento verso un fine attraverso dinamismi consci ed inconsci [..]

    Il Sogno nell'ottica adleriana

    Attività onirica come espressione dello stile di vita

    Il principale oggetto di studio della Psicologia Individuale, è lo stile di vita dell'essere umano, inteso come impronta soggettiva di ogni individuo. Esso è costituito dall'insieme di tratti comportamentali, orientamento del pensiero, affetti ed emozioni, articolati al servizio di finalità  prevalenti, ed è il risultato di innumerevoli atti preparatori che iniziano a delinearsi sin dai primi anni di vita del bambino.

    Per questo motivo, la teoria adleriana considera imprescindibile, nello studio della persona, una conoscenza accurata di quel mondo infantile dove si possono riconoscere i primi abbozzi della personalità ed i primitivi tentativi del bambino di raggiungere gli scopi ai quali aspira.

    Nella dinamica del sogno, Adler ritrova sempre l'affermazione dell'unità della personalità e la coerenza che questa riveste rispetto allo stile di vita dell'individuo: "colui che sogna e colui che è desto sono lo stesso individuo e lo scopo dei sogni deve essere applicabile a quest'unica personalità coerente" (Adler A., Che cos'è la Psicologia Individuale, 1976).

    Il pensiero adleriano segue pertanto la linea dell'unitarietà, difendendo l'idea secondo la quale le leggi che governano il sogno sono le stesse che determinano l'accadere psichico nel suo complesso.

    Psicologia Individuale Comparata

    Tra gli orientamenti psicodinamici, una visione ampia ed etica per rispondere alle esigenze dei singoli e della società

    Psicologia Individuale Comparata

    "'L'abbinamento dei termini "individuale" e "comparata" esprime molto bene l'orientamneto interpersonale di una dottrina fondata sulla concezione  dell'individuo come unità unica ed irripetibile e sulla valutazione dei suoi processi psichici raffrontati a quelli degli altri individui e inseriti in una visione ampia ed etiche, tale da rispondere alle esigenze complessive della società oltre che a quelle dei singoli" 

    Parenti, 1987

    L’infelicità degli uomini deriva dal fatto che essi temono cose che non sono da temere e desiderano cose che non è necessario desiderare

    Libertà e indipendenza sono traguardo essenziale per chi vuole rappresentarsi ed esistenzialmente proporsi come psicologo

    Lo psicoterapeuta opera nella professione e nella vita seguendo le acquisizioni ed i modelli appresi dalla ricerca scientifica; in quanto portatore della dignità umana saprà armonizzare il proprio sapere ed i connessi tecnicismi, sempre in evoluzione, con il dettato dei valori etici ed esistenziali?

    Come rendere fertile un’asettica professionalità con l’esigenza di conseguire una modalità di vita ispirata dalla costante ricerca di significato, del significato cioè che la vita offre alla sua esistenzialità?

    È costruttivo poter ritrovare una coscienza, solidamente e saldamente poggiata su di un sapere che non si autolimiti privilegiando essenzialmente gli oggetti di conoscenza, bensì contempli la vita stessa, nel suo discorrere quotidiano, favorendo un saggio modus vivendi che investa lo stile di vita e l’esistenza nella sua totalità [...] 
     

    I compiti vitali in adolescenza

    Nella fase adolescenziale la crescita psicologica dei ragazzi è segnata da 4 principali compiti elvolutivi tendenti a dimostrare al mondo e a se stessi che non si è più bambini, ed in specifico:

    - doversi distaccare dai propri legami infantili;

    - dover definire la propria “costituzione personale” composta dai propri valori e idee

    - dover integrare una nuova idea di corpo, un corpo maturo e sessuato

    - dover “uscire allo scoperto” e fare il proprio ingresso a pieno titolo nel mondo sociale

    Essere madre oggi secondo la Psicologia Individuale 

    Tra teoria e pratica clinica

    Secondo la teoria adleriana, la donna costruisce il materno fin dalla sua infanzia: non è solo la capacità innata di farsi carico del bambino, quanto una disposizione alla maternità appresa, maturata e incoraggiata da una madre e da un padre dediti a far crescere il sentimento di comunità nel proprio figlio in modo che lui stesso strutturi una meta creativa che prende avvio già in utero, in quanto capace di costruire quella memoria implicita che è una sorta di imprinting per le buone relazioni future (Ghidoni, 2011).

    I ragazzi e il mondo virtuale

    Tratto della Rivista "Il Saittario" nr. 29 - Ragazzi viziati nel mondo virtuale Conversazione con Lino G. Grandi A cura di Laura Mele, Marco Raviola

    I nostri ragazzi sono affascinati, quasi ipnotizzati dall’azione veloce, dagli effetti speciali, dall’impetuosità, dalla grandiosità dell’immagine, tutti elementi che però non portano alla produzione di un pensiero riflessivo, ma a vivere l’azione immersi nelle proprie sensazioni ed emozioni senza un auto-interrogarsi e non disponibili a “dialogare” con esse.

    Viaggio nell'Adolescenza

    Ad Aprile e Maggio 2017 un ciclo di incontri gratuiti rivolti a genitori, educatori e insegnanti sui diversi temi dell’adolescenza

    L’adolescenza è un processo di “ridefinizione complessiva della propria identità dove non cambia solo quello che l’adolescente sa o sa fare, ma anche quello che è e come si vede” (Charmet, 2004).

    Imparare ad essere buoni

    Tratto della Rivista "Il Saittario" nr. 23 - Colpa e senso di colpa

    Che il buono fosse anche bello, fino a cinquant’anni fa, nessuno l’avrebbe messo in dubbio. La cultura attuale, che privilegia l’individuo, l’immagine e il successo, il consumo e il possesso, ha lentamente sgretolato un sistema di valori. I comportamenti paiono ispirarsi, nella complessità di un sociale anche interculturale, al dar valore alla soddisfazione immediata dei bisogni personali, al garantire uno «star bene» che è il cercare di tenersi lontano dalle frustrazioni e dalle difficoltà, anche quelle che inevitabilmente si incontrano nel crescere.

    Amori Malati

    Quando l'Amore Fa Male

    Tutta la post modernità appare segnata da una cifra prevalentemente narcisistica che insiste sulla dimensione degli affetti e getta su di essa le sue ombre. È come se fossimo più o meno trascinati verso una sorta di "analfabetismo affettivo".

    Salvo rari casi di nicchie di pensiero alternative, la cultura occidentale contemporanea promuove, di fatto, il Narcisismo inteso come Stile di Vita a tutto tondo. Ciò avviene attraverso una vera e propria ossessione per il Potere (come reazione alla impotenza), per il Controllo (per paura della incertezza), la Competizione (a scapito della cooperazione), la Superiorità (per paura del fallimento).

    A livello ideale o, come direbbe Alfred Adler, se collocati "sul lato utile della vita", in giusta misura Potere, Controllo, Competizione e Superiorità non sono valori da demonizzare a priori a condizione che, nella dinamica della vita psichica, la volontà di affermazione personale e il sentimento sociale possano esprimersi ponendosi in reciproca armonia. Quando ciò non avviene, ritroviamo situazioni o relazioni patologiche in cui si assiste, in genere, a una condizione di predominio squilibrato della volontà di affermazione personale a scapito del sentimento sociale.

    Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS)

    Reazione psicofisica normale ad un evento stressante di natura estrema

    La categoria diagnostica del DPTS comparse, per la prima volta, nel 1980, all’interno del DSM-III (American Psychiatric Association) (Yule, Williams, Joseph, 2000). Successivamente, sulla base del DSM-IV-TR (American Pychiatric Association, 2000), il DPTS fu definito un “disturbo legato ad un evento traumatico esterno”.

    Il Test di Rosenzweig: perché studiare la frustrazione?

    La frustrazione è definita come uno stato di insoddisfazione o delusione provocato dall’interruzione di un atto che tende a soddisfare il soggetto che lo sta compiendo. Le cause possono essere di tipo personale o impersonale: nel primo caso esse sono inerenti alle relazioni tra gli individui, come esperienze di perdita, nel secondo caso ci si riferisce a cause esterne, ambientali. Nel momento in cui l’agente scatenante incontra il soggetto-attivo si origina una reazione simile ad uno scoppio, un movimento, orientato verso la fonte della frustrazione. In tal senso si può pensare ad un legame frustrazione-aggressività.

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