Caso clinico Infanzia
- Sabato, 17 Ottobre 2015 dalle 09:15 Fino a 13:00
Il caso clinico di un soggetto di età evolutiva costituirà una esemplificazione di come gestire una situazione clinica, dalla segnalazione del disagio da parte dei genitori, all'impostazione delle seduta con il bambino. Sarà spiegata la tecnica per la raccolta, l'interpretazione dei dati e il loro utilizzo nella compilazione della cartella clinica. Particolare rilievo sarà data alla restituzione dei dati della psicodiagnosi al bambino e ai genitori.
La partecipazione all'Open Day è gratuita.
Prenotazione obbligatoria.
Questo open day offre l'opportunità di partecipare ad un seminario della Scuola di Psicoterapia, con gli allievi del I anno.
Il bambino non soffre ma agisce tutto il suo disagio. Se contrariato, fa i capricci. Questi esprimono, assieme alla sua frustrazione, la forza per piegare i genitori e indurli a soddisfare i loro desideri. Può però accadere che la spinta a modificare le forze avverse si blocchi e il bambino resti inerme. Questi casi rimandano a situazioni molto gravi perché indicano la presenza di un trauma che porta il bambino all’impotenza.
I genitori, o gli adulti che stanno attorno a un bambino disturbato, soffrono. Questa condizione li spinge a chiedere aiuto. La psicoterapia infantile inizia qui, dal disagio dei genitori che si arrendono perché si percepiscono impotenti a creare con il loro bambino le condizioni di una convivenza serena. Si inizia sempre a lavorare con un bambino sulle ceneri della speranza dei genitori di essere perfetti o quantomeno, adeguati.
A differenza di quanto accade nel lavoro con gli adulti, dove il paziente è solo e responsabile delle sue scelte, nella clinica dell’infanzia ci sono più attori, più soggetti da prendere in carico. Questa considerazione appare ovvia perché la psicoterapia di un bambino, se non affiancata da un coinvolgimento dei genitori, naufraga contro le inconsapevoli abitudini malsane, generate dalla coppia genitoriale, che sono alla base delle difficoltà. Nonostante queste evidenze che anche il buonsenso suggerisce, l’esperienza ha spesso mostrato che da più parti si pratica la psicoterapia con i bambini senza coinvolgere i genitori. Questo è un errore perché è un’astrazione il pensare che gli non debbano essere parte attiva nel recupero del benessere del bambino.
Il coinvolgimento dei genitori può iniziare subito perché sono loro che chiedono l’intervento. Poi iniziano le sedute con il bambino, fatte di giochi attraverso cui passano i segnali del disagio interiore. Poi i test che colgono da altre prospettive le linee su cui si va strutturando la personalità, sempre fatta di risorse e di deviazioni dalla normalità attesa. Al termine degli incontri diagnostici lo psicoterapeuta dell’infanzia ha molti dati sullo psicologismo del bambino, da ripensare al filtro della relazione che ha strutturato con lui. Dal materiale raccolto può essere steso il profilo diagnostico che permette di pensare alle linee di fondo di una psicoterapia utile al bambino e ai genitori. Il colloquio di restituzione ai genitori e al bambino apre le possibilità di concordare l’avvio della psicoterapia, di sostenere la motivazione al lavoro e l’impegno nella ricerca dei necessari cambiamenti.
Il caso clinico che verrà presentato nel seminario riguarda una specifica situazione che darà la possibilità di seguire il metodo di lavoro degli psicologi adleriani che si occupano dell’infanzia. Emergeranno le caratteristiche delle fasi che si susseguono nel procedere del lavoro e le specifiche abilità che lo psicoterapeuta dell’infanzia deve possedere per affrontarle. Il caso clinico sarà anche l’occasione per osservare come le competenze tecniche e relazionali vengono trasmesse agli allievi della Scuola nel corso delle attività formative. E’ sicuramente un’occasione importante per comprendere le logiche che stanno alla base del percorso diagnostico e terapeutico di un bambino e le modalità che portano alla formazione delle competenze dello psicoterapeuta dell’infanzia.