Modello teorico
I principi
L’impianto teorico della Psicologia Individuale formulata da Alfred Adler ha permesso lo sviluppo dei modelli operativi che permettono agli specialisti adleriani di impostare i lavori psicologici con metodologie coerenti, siano esse orientate alla cura del disagio o alle attività di prevenzione.
I modelli, diversi in relazione alle attività dei Dipartimenti, si basano su principi comuni e coerenti con le linee della teoria adleriana che costituisce il loro comun denominatore.
I principi su cui si fondano i modelli operativi sono così riassumibili:
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qualsiasi lavoro muove dal bisogno di comprendere i bisogni di chi chiede l’intervento e di decodificare, con le opportune indagini, le diverse dimensioni del problema proposto.
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le attività iniziali sono quindi di ordine diagnostico, realizzate con approfonditi colloqui e con l’utilizzo di strumenti testistici.
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i dati emersi della diagnosi permettono di formulare progetti di intervento sia a valenza preventiva che di cura per il recupero del benessere. I progetti sono discussi con i soggetti richiedenti e danno poi origine a percorsi impostati sulla chiarezza degli obiettivi da perseguire e sui probabili tempi di lavoro.
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ogni intervento è di regola proposto in sequenze di lavoro in modo da permettere le opportune verifiche in itinere
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a conclusione del lavoro è prevista una verifica degli obiettivi raggiunti.
Alfred Adler: brevi cenni biografici
Pensatore straordinariamente moderno, Alfred Adler (Rudolfheim, Austria, 1870 – Aberdeen, Scozia, 1937) è il padre del sistema teorico conosciuto come Psicologia Individuale. Erroneamente accostato a Freud come suo allievo, Adler – che pure fece attivamente parte del “gruppo del mercoledì sera” a casa Freud per quasi un decennio – si staccò dal movimento psicoanalitico nel 1911 per fondare una propria Scuola di Pensiero, dapprima definita come Società per la Libera Psicoanalisi, poi come Società per la Psicologia Individuale.
Adler era un medico; visse e lavorò a Vienna fin verso la metà degli anni venti del Novecento. Fu sempre molto attivo, sia durante la vicinanza a Freud che negli anni successivi; era instancabile nel tenere conferenze, scrivere articoli per riviste scientifiche, pubblicare libri. Fu attivamente interessato al benessere delle classi più deboli e perseguì con costanza l’impegno civile. Nel 1920 fondò a Vienna, con spirito pionieristico, una serie d’istituzioni educative, convinto che la prevenzione fosse essenziale per la riduzione della frequenza delle malattie mentali e per il miglioramento generale della società. Istituì centri medico-pedagogici, centri di consultazione per insegnanti, giardini d’infanzia e scuole sperimentali che supervisionava direttamente. I Centri furono poi chiusi con l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
Dalla metà degli anni Venti Adler cominciò a diffondere la Psicologia Individuale fuori dall’Austria, dapprima in Europa e, successivamente, negli Stati Uniti. La sua azione lasciò segni indelebili nella cultura psicologica: aveva infatti formulato concetti oggi divenuti patrimonio comune a tutti gli orientamenti come l’unità bio-psichica dell’uomo, il complesso di inferiorità, l’aspirazione alla superiorità, lo stile di vita, la costellazione familiare, il sentimento sociale, lo spirito di cooperazione. Precursore della psicologia sociale e della psicoterapia di gruppo, fu tra i primi ad applicare la psicologia al campo educativo, dando importanza alla dimensione della prevenzione. Per sfuggire alle incipienti persecuzioni naziste si trasferì definitivamente negli Stati Uniti dopo il 1930. Le sue idee si erano nel frattempo diffuse ed erano nati alcuni centri in Europa e in America che praticavano i principi della Psicologia Individuale. La residenza in America durò fino alla fine della sua vita; negli ultimi anni Adler continuò ad essere attivamente impegnato sia nella pratica professionale sia in viaggi in Europa e in America motivati dal desiderio di far conoscere la Psicologia Individuale. Fu in uno di questi viaggi, fatto contro il parere dei medici per le precarie condizioni di salute, che il cuore cessò di battere per un infarto. Era ad Aberdeen in Scozia ed era l’anno 1937. Oggi le sue ceneri riposano nel cimitero monumentale a Vienna che lo ha riaccolto come uno dei suoi figli più illustri.
La Psicologia Individuale: cenni teorici
Quando inizia la collaborazione con Freud, nel 1902, Alfred Adler è un medico che ha già maturato posizioni personali e orientamenti ben definiti: risale infatti al 1898 il suo primo lavoro che segnala il suo interesse per le questioni sociali. Si tratta di un’indagine su una categoria di lavoratori, analizzata con sguardo acuto sia sotto il profilo delle criticità del lavoro che del disinteresse degli organismi statali verso la salute di una categoria di cittadini. “Indagine sulla salute dei sarti” è il titolo del primo lavoro di Adler considerato come uno dei primi – se non il primo – lavoro di medicina sociale.
La stessa originalità di pensiero si evidenzia anche nel primo lavoro del periodo di contatto con Freud. Il saggio dal titolo “Studi sull’inferiorità organica (1906) fa propri alcuni dei capisaldi della psicanalisi e li integra in un sistema di pensiero originale e autonomo. Adler evidenzia come all’interno del corpo umano vi sia sempre un organo “più debole”, spesso implicato nell’insorgenza della malattia. Dalla matrice biologica, Adler fa il balzo nell’ambito psichico, rilevando come in soggetti portatori di inferiorità organica si possano osservare movimenti compensatori, che plasmano la personalità e influiscono sulle scelte di vita: portatori di disturbi dell’udito che divengono valenti musicisti, soggetti con problemi alla vista che si dedicano alla pittura e così via. Qualsiasi posizione di inferiorità, sottolinea Adler, produce una spinta al proprio superamento, spinta che può diventare la ragione unica ed esclusiva della vita: l’aspirazione a essere superiore agli altri.
Nel 1912 Adler ha già delineato i suoi orizzonti teorici e dà alle stampe “Il temperamento nervoso”, volume che già contiene la base concettuale sulla quale si fonda la Psicologia Individuale. Secondo Adler, la nevrosi si origina dalle sensazioni d’inferiorità, organiche e sociali. Tali sensazioni possono evolvere in sentimenti di inferiorità, che conducono all’elaborazione di strategie che portano a percepirsi come superiori in ambiti particolarmente valorizzati dal contesto come ad esempio la morale, i possedimenti materiali, la forza fisica, l’acume intellettuale e così via. Queste strategie, attuate fin dalla prima infanzia, danno origine a schemi di azione, interiorizzati al punto da non essere più riconosciuti nei loro significati originari: si crea così un’area di non consapevolezza che può essere qualificata come “inconscia”. Il nevrotico vive in un mondo di costruzioni finzionali, ove sono inconsce sia le mete finali che si è dato che le strategie per raggiungerle. Soffre perché si sente costantemente in posizione d’inferiorità, inappagato e incapace di modificare la propria condizione. Di conseguenza restringe il suo campo di attività, allontanandosi dagli impegni concreti ed evitando le responsabilità.
La successiva elaborazione della matrice concettuale delle teorie adleriane è contenuta in Teoria e prassi della Psicologia Individuale (1920). In questo lavoro Adler utilizza i concetti della Psicologia Individuale per spiegare l’origine delle più comuni psicopatologie; approfondisce la psicodinamica della melanconia, della schizofrenia, dell’alcolismo, delle perversioni sessuali e dell’anoressia nervosa.
Nello stesso periodo Adler s’impegna come psicologo dell’infanzia, elaborando riflessioni teoriche e fornendo indicazioni operative in cicli di lezioni, conferenze e articoli. Tutto questo materiale, raccolto sul finire degli anni Venti, porterà alla trilogia “Psicologia del bambino difficile”, “Psicologia Individuale nella Scuola” e “Psicologia dell’educazione”. Convinto che alla base di qualsiasi disagio vi è sempre una perdita di fiducia, Adler si fa sostenitore dell’importanza di infondere coraggio nei bambini in difficoltà, spingendo genitori e insegnanti a essere compartecipi dei progetti di cambiamento.
Nelle due opere “Conoscenza dell’uomo” (1927) e “Il senso della vita” (1932) Adler presenta un'esposizione sistematica della Psicologia Individuale.
Introduce il concetto di sé creativo, facoltà che presiede alla coordinazione delle percezioni, dei pensieri, della memoria, dei sentimenti e all’organizzazione della personalità. Il Sé creativo è guidato dalle mete inconsce che, nel corso dello sviluppo, sono stati assunte come essenziali per la conquista della sicurezza. Per indicare la personalità organizzata Adler sceglie il termine stile di vita. Lo stile di vita è l’impronta soggettiva dell’individuo, la trama che dà significato all’esperienza, non rigidamente fissata, suscettibile di ristrutturazioni e cambiamenti. Il sentimento di superiorità, che negli scritti precedenti aveva valore di spinta dinamica verso la sicurezza, viene in queste opere, considerato innato: l’uomo è naturalmente spinto all’affermazione di sé e l’equilibrio della persona si realizza armonizzando la spinta alla superiorità ego-centrata con il sentimento sociale, espressione di essere parte di un tutto.
Anche il sentimento sociale acquista valenza di elemento strutturante la personalità. Compito delle figure importanti che nell’infanzia accompagnano la crescita del bambino deve essere quello di fare emergere, nutrire e rinforzare il sentimento sociale. Aspirazione alla superiorità e sentimento sociale entrano in relazione dialettica e dal loro equilibrio nasce una personalità sana; qualora il sentimento sociale non si sviluppasse, ne conseguirebbe un disturbo psicologico caratterizzato dal rifiuto di accettare la logica della comunità.