Specializzarsi in Psicoterapia: il coraggio di una scelta
"..costruirsi un futuro professionale che darà soddisfazioni, prestigio e autonomia. Perché il progetto sia realmente importante, non può essere di corto respiro. Il rischio va corso, la scelta deve essere coraggiosa".
"Si tratta di pensare e credere che la circolazione di idee, la valorizzazione delle differenze, le conoscenze di più territori teorici faccia dello psicologo e dello psicoterapeuta un operatore e un professionista in grado di offrire relazioni di aiuto più ricche, più incisive ed emotivamente più remunerative".
Il clima di incertezza che da un certo numero di anni andiamo vivendo, contagia tutti e rende difficile pensare a progetti che, per essere realizzati, richiedono un lungo arco di tempo. Ci si sente spinti dal bisogno di vedere, in tempi rapidi, i risultati di una qualsiasi impresa. Non sempre, tuttavia, si può fare a meno di accettare la logica dei tempi lunghi; spesso, in questi casi, si accetta di pagare il prezzo dell’attesa se si riesce a poggiare una scelta su qualche prospettiva rassicurante, che abbia il potere di placare l’ansia dell’incerto futuro.
Decidere di frequentare una scuola di specializzazione in psicoterapia è un progetto che richiede tempi lunghi. Si tratta di altri quattro anni che, sommati a quelli passati all’università, fanno sentire ancora più lontana la prospettiva di un’autonomia professionale e poco definita la possibilità di raggiungere l’indipendenza economica, necessaria ad un laureato che vuole portare avanti i progetti di vita adeguati all’età e agli sforzi fino ad ora sostenuti.
In un altro scritto, a cui rimandiamo, è stata spiegata l’importanza di considerare vincente l’idea di investire in progetti pieni di significato, che permettano di acquisire solide competenze professionali. E’ la scelta più intelligente che un giovane possa fare per costruirsi un futuro professionale che darà soddisfazioni, prestigio e autonomia. Perché il progetto sia realmente importante, non può essere di corto respiro. Il rischio va corso, la scelta deve essere coraggiosa.
In questi anni si è potuto osservare che spesso il coraggio manca e molti colleghi, contagiati dal clima di diffusa incertezza, rinunciano al sogno, non rischiano e si orientano verso progetti di corto respiro.
Esistono certo, e per fortuna, molti colleghi che scelgono percorsi impegnativi. La maggior parte si orienta verso i modelli teorici conosciuti durante gli studi all’università. Forse si tratta, magari in alcuni casi, di quegli appigli che danno certezza; le conoscenze possedute permettono di prefigurare le competenze professionali che si andranno ad acquisire e questo può essere un buon modo per placare l’ansia dei tempi lunghi e delle incertezze del periodo. E’ però anche pensabile che, in altri casi, scegliere in base agli orientamenti già studiati all’università corrisponda a un autentico interesse e a una reale passione.
Si deve però richiamare l’attenzione sull’esistenza di modelli teorici poco o nulla studiati nel corso di laurea, che presentano caratteristiche eccellenti e sono in grado di preparare psicoterapeuti capaci di operare con competenza e profondità di fronte ai pazienti dell’ampio spettro psicopatologico che attualmente chiede l’aiuto psicoterapeutico. Si tratta di indirizzi scientifici che hanno le carte in regola per essere considerati con attenzione. Innanzi a tutto sono validati dall’approvazione ministeriale, sono poi di dimostrata efficacia psicoterapeutica, desumibile dall’operato di numerosi professionisti che operano nel pubblico e in ambito privato. Vi è poi la presenza sul territorio di numerose associazioni e istituti che promuovono la cultura psicologica ispirata alla loro teoria di riferimento, e che, infine, sono diffusi in molti paesi del mondo, come ben testimoniano i numerosi congressi internazionali. Ci si chiede perché l’università non aiuti ad allargare gli orizzonti e invitare i futuri psicologi ad attingere alle ricchezze che il variegato mondo della formazione può offrire.
Muovendo dalla soddisfazione che da oltre vent’anni la scuola di specializzazione fondata sul modello teorico della Psicologia Individuale di Alfred Adler (che all’università, ad andare bene, è solo citato!) opera pieno regime nelle sedi di Reggio Emilia e di Torino, si constata che anche altre scuole, che poggiano su modelli poco noti all’ambiente accademico, hanno prodotto eccellenti percorsi di formazione. Ed è anche un segno molto confortante il constatare l’esistenza di una quota di giovani che rischia, che è spinto dalla curiosità e dallo spirito di ricerca e si affida a modelli teorici che, almeno inizialmente, non hanno potere di rassicurare. Ma si dovrebbe fare di più soprattutto perché conoscere teorie diverse aiuta a capire meglio quella che si vorrebbe scegliere.
La dinamica della scelta, infatti, è molto più viva se nutrita di numerose informazioni. Nel periodo degli open day, quando le scuole presentano i modelli formativi, si dovrebbe assistere a una affluenza significativa di molti psicologi, anche e soprattutto da quelli che pensano di avviarsi verso le scuole di indirizzo teorico approfondito nel corso di laurea. Una valutazione attenta di diversi percorsi formativi può portare a scelte più consapevoli e a comprendere con più attenzione l’abito che si vorrà poi indossare per tutta la vita professionale.
Si tratta di pensare e credere che la circolazione di idee, la valorizzazione delle differenze, le conoscenze di più territori teorici faccia dello psicologo e dello psicoterapeuta un operatore e un professionista in grado di offrire relazioni di aiuto più ricche, più incisive ed emotivamente più remunerative.