Metafora come espressione del sé creativo
Il concetto di sé creativo è forse il punto di arrivo, il culmine di tutto il pensiero di Adler in quanto teorico della personalità. Dopo aver scoperto il potere creativo del sé, Adler vi subordina tutte le altre idee che aveva teorizzato in precedenza. Con questo concetto Adler ha finalmente trovato il motore primo, la pietra filosofale, la causa prima di tutto ciò che è umano: il sé unitario, coerente e creativo è l’istanza sovrana di tutta la struttura della personalità.
Come tutte le cause prime, il potere creativo del sé è difficile da descrivere, possiamo solo vederne gli effetti. È qualcosa che interviene tra gli stimoli che giungono a una persona e le risposte che questa dà agli stimoli.
A differenza dell’Io di Freud, costituito da un gruppo di processi psicologici, che servono agli scopi degli istinti innati, il sé creativo di Adler è un sistema soggettivo e altamente personalizzato, che interpreta e rende significative le esperienze dell’organismo. Inoltre, esso cerca le esperienze che aiutano a realizzare lo stile di vita che è unico per ogni persona e, se queste esperienze non ci sono, il sé cerca di crearle.
Per costruire la sua personalità, ogni individuo utilizza come “mattoni” sia abilità e qualità che fanno parte del suo bagaglio ereditario, sia impressioni che gli vengono dall’ambiente. L’individuo, infatti, organizza gli stimoli interni ed esterni, gli stimoli offerti dalla natura edalla cultura e, dopo averli filtrati attraverso i suoi personali schemi appercettivi, le finzioni originariamente autocreate, provvede ad organizzarli nuovamente secondo un ordine soggettivo, privato e assolutamente creativo. È proprio questa capacità creativa la grande intuizione del padre della Psicologia Individuale;
in questa prospettiva l’uomo costituisce la sua personalità, diviene, allo stesso tempo, artista e opera di se stesso. Così scrive Adler: “L’essere umano ha una personalità unitaria che egli stesso modella. È, per così dire, sia l’opera che l’artista. Quindi crea la propria personalità”.
Le molteplici metafore di cui è intessuto il linguaggio del paziente, così come quelle prodotte dal terapeuta, dovrebbero essere guardate ogni volta come espressione particolarmente eloquente del sé creativo, dunque del principio più intimo e personale che anima ogni individuo e dunque accolte con profondo rispetto e grande stupore. Quando anche nelle situazioni più dolorose e sofferte il paziente ci porta una metafora o noi stessi come terapeuti siamo in grado di introdurre nel discorso con il paziente una metafora, è segno che già un processo di guarigione è all’opera, perché ogni metafora è espressione della creatività e dunque della forza della vita nascosta in ogni persona umana.
Estratto dal Capitolo 6 della Tesi di Specializzazione di M.G. Vittigni