Come orientarsi nella scelta della Scuola di Psicoterapia?
Iniziare un percorso formativo per diventare psicoterapeuta? Quale indirizzo scegliere? Questi due aspetti rappresentano importanti questioni che si pongono dinnanzi a chi è alle prese con la decisione di iscriversi a una Scuola di Formazione in Psicoterapia. E’ noto che i tempi della formazione che non sono brevi. Iniziare un percorso di quattro anni dopo la fase di studi universitari appare pesante soprattutto perché costringe a posticipare la realizzazione di altri progetti di vita. Che fare? C’è inoltre la difficoltà a scegliere, tra le numerose proposte formative, la Scuola che offra un percorso convincente che porti a costruire di un solido e spendibile ruolo professionale. Anche in questo caso come orientarsi?
L’esperienza di molti anni dedicati alla formazione degli psicoterapeuti permette di offrire qualche spunto di riflessione su queste due questioni. Le idee che troverete qui di seguito non hanno alcuna pretesa di indicare soluzioni, vogliono solo dare la possibilità di riflettere per osservare da più parti le difficoltà.
I tempi lunghi della formazione
La prospettiva di attendere altri quattro anni prima di inserirsi nel mercato del lavoro dopo i cinque anni di università e l'anno di tirocinio è sicuramente poco incoraggiante. La Scuola di Formazione, specie per uno psicologo che ha terminato l’iter universitario, si colloca in una fase della vita in cui i progetti di diventare autonomi, di avere l’autosufficienza economica, di poter pensare a una convivenza o alla costruzione di un nucleo familiare hanno un’importanza rilevante. E’ però vero che l’esperienza della formazione non è sovrapponibile all’essere studenti universitari; l’atteggiamento è diverso e sono auspicabili attività lavorative che impegnino l’arco della settimana. L'esperienza di questi anni ha mostrato che tutti gli allievi della Scuola, anche i più giovani, si impegnano in attività lavorative, in genere nell’ambito della cura alla persona (molti fanno gli educatori, gli insegnanti, gli animatori). La frequenza dei seminari e delle supervisioni è in genere collocata nei fine settimana, il che non ostacola l’impegno di un’attività lavorativa. In questo modo i quattro anni previsti (che peraltro sono stabiliti per legge) diventano in prospettiva meno lunghi, perché già caratterizzati da qualche attività professionale che permette di portare avanti gli altri progetti di vita.
Altro spunto di riflessione che riguarda il tempo lungo della formazione. La complessità del lavoro terapeutico richiede un processo di interiorizzazione delle competenze di ruolo che ha bisogno dei dovuti tempi di maturazione che, comprensibilmente, non sono possono essere brevi. Nella formazione è necessario passare attraverso l'esperienza; non basta, infatti, il solo studio dei testi, ovviamente indispensabile, secondo le modalità universitarie. E’ necessario avere il tempo per osservare i fenomeni psicologici, vedere i pazienti in tirocinio, riflettere sull'esperienza, riconsiderare le nozioni teoriche per comprenderle alla luce degli incontri clinici. In questo andare dalle formulazioni generali della teoria, della teoria della tecnica e del sapere psicopatologico, al particolare dell’incontro con uno specifico paziente risiede la dinamica della formazione che prevede appunto la successione di esperienza – riflessioni sull’esperienza – nuova esperienza.
La difficoltà di scegliere la Scuola “giusta”
Negli ultimi anni il mercato della formazione si è arricchito di molte proposte. All'inizio dell'esperienza, nel 1994, le Scuole autorizzate a formare gli psicoterapeuti erano qualche decina su tutto il territorio nazionale. Il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica ne aveva approvate 74, e tra queste, c’era la nostra Scuola. Da allora molte altre proposte formative hanno avuto il riconoscimento ministeriale e al momento se ne contano qualche centinaio. Come scegliere la Scuola che dia un prodotto eccellente, tra le molte proposte?
Quanto osservato negli anni porta a dire che, in genere, gli allievi scelgono privilegiando due criteri, che sono di sicuro buonsenso. Il primo è quello della territorialità: si sceglie una Scuola non molto distante dal luogo di residenza in modo da contenere le difficoltà organizzative. il secondo criterio è quello della matrice teorica appresa e apprezzata nel corso degli studi universitari. Si tratta di due criteri accettabili a cui si affiancano altre preferenze, variabili da persona a persona. La sensibilità personale, la curiosità entrano in gioco e spingono molti a indagare anche altri orizzonti teorici.
Certamente non è cosa facile capire in poco tempo le complessità di una teoria non studiata all’Università e valutare quanto il metodo e le tecniche terapeutiche proposte siano davvero incisive nella cura delle patologie psichiche. Vi sono anche altri elementi importanti che caratterizzano l’efficienza e l’efficacia di una Scuola che non sono immediatamente visibili. La Scuola ha una buona organizzazione? Le modalità di conduzione dei seminari sono stimolanti? Le informazioni interne sono puntuali e le indicazioni su ciò che deve essere fatto sono date con chiarezza? A questi e altri interrogativi è difficile trovare una risposta. Di solito questi particolari possono essere solo intuiti quando e se si ha la possibilità di visitare gli ambienti della Scuola. Gli Opend Day normalmente proposti da tutte le Scuole sono una buona occasione pe cogliere alcuni indizi che danno informazioni sull’eventuale validità dell’impianto organizzativo della Scuola visitata.
Vi sono però altri criteri che hanno un’importanza notevole e che l’esperienza ha spesso evidenziato che non sono considerati in via prioritaria da chi esplora la realtà delle Scuole in vista di una scelta. Di seguito se ne suggeriscono tre questioni, che suggerisco di considerare con attenzione perché potrebbero vantaggiosamente allargare l’orizzonte conoscitivo.
Il primo criterio consiste nel valutare il grado di apertura che la Scuola ha verso le altre teorie psicologiche. Ovviamente è giusto che la teoria di riferimento sia seguita con chiarezza e che la conseguente metodologia sia trasmessa con rigore. Ma è altrettanto vero che è restrittivo pensare che tutti i fenomeni umani siano spiegabili in modo esaustivo da una sola teoria. La complessità dell'essere umano richiede allo psicoterapeuta una disponibilità mentale a guardare da diversi approcci uno stesso fenomeno. E quindi importante verificare se la Scuola propone in modo esclusivo la propria teoria nel percorso formativo o se offre occasioni per allargare lo sguardo anche verso altri territori del sapere psicologico. Non si deve mai perdere di vista il fatto che la propria teoria di riferimento si capisce più a fondo se messa in relazione dialettica con altri approcci.
Un secondo criterio che permette di ipotizzare la solidità dell'impianto formativo che la Scuola propone è l’esistenza di un gruppo di professionisti, normalmente organizzati in un Istituto, che utilizzano abitualmente nel rapporto con i loro pazienti, le tecniche terapeutiche insegnate nella Scuola. E’ altresì importante cercare di cogliere se gli psicoterapeuti fanno ricerca, se riflettono sul loro operato alla ricerca di quei necessari aggiornamenti che possono rendere le loro tecniche più adeguate alle inevitabili trasformazioni che avvengono nella società e che influenzano gli assetti mentali dei pazienti. Le tecniche terapeutiche, infatti, non sono immutabili; ci sono aspetti che vanno attentamente esaminati in relazione alle configurazioni che vengono in essere con il progredire della società. In altre parole la presenza di un Istituto che pratica la psicoterapia insegnata nella Scuola, che fa ricerca e che si propone come centro di sviluppo di cultura psicologica è un’importante garanzia. In sostanza è bene verificare se quanto insegnato dalla Scuola, è passato al vaglio dell’esperienza, cosa che permette di pensare che la Scuola è in linea con le necessità dei tempi.
Un terzo criterio riguarda l’esperienza stessa della Scuola. Quale tradizione formativa la Scuola ha alle spalle? Una Scuola con molti anni di esperienza può aver affinato la pedagogia formativa ed avere compreso quali strategie si rivelano più efficaci per favorire l’interiorizzazione delle caratteristiche del ruolo. Se la Scuola ha già diplomato molti terapeuti che lavorano dà segnali di essere un organismo vivo, che ripensa costantemente al proprio modo di operare, tiene aperto un dialogo con gli allievi per cogliere i loro bisogni di crescita professionale e li coinvolge nella costruzione del ruolo psicoterapeutico. Una Scuola non deve essere sbilanciata sul versante informativo trasmettendo molto sapere; deve soprattutto essere formativa coinvolgendo l’intero sistema psichico delle persone che vanno formandosi.
Conclusioni
Molto altro potrebbe essere detto sulle questioni che ruotano attorno a una scelta importante come una Scuola di Psicoterapia. Si volevano qui indicare solo alcuni spunti per riflettere, la scelta è una faccenda delicata, destinata ad accompagnare l’intero arco della vita professionale. La forma sintetica in cui sono state espresse le idee è voluta per lasciare aperta la possibilità richiedere un dialogo a cui gli operatori di una Scuola di Psicoterapia devono sempre essere disponibili.