Verso la complessità
L'estrema e incontestabile significabilità del modello olistico e del modello psicosociale sul piano teorico, non corrisponde una parellela sostanziale ricaduta sul piano della clinica.
Per questo il modello biopsicosociale sta andando verso la complessità perchè un orientamento complesso (attraverso una valida modalità di intervento multidimensionale a carattere medico e psicologico-clinico) sembra consentire feconde ridefinizioni delle fondamentali tappe formativo-professionalizzanti nell'ambito della Psicoterapia in Sanità.
Secondo Morin, la conoscenza si qualifica soprattutto per il suo carattere multidimensionale, nel senso che essa è inseparabilmente fisica, biologica, celebrale, mentale, psicologica, culturale, sociale.
I fenomeni complessi vanno studiati nel proprio ambiente; la complessità dell'essere umano non può essere rispettata da una ricerca svolta in laboratorio; ogni fenomeno complesso è per sua natura organizzato e quindi assume le caratteristiche di un sistema.
Secondo la scienza della complessità il modo più utile per comprendere il mondo è attraverso una rete di teorie: ASSUMERE UNA POSIZIONE COMPLESSA NON SIGNIFICA NEGARE LA VALIDITA' DEL PROPRIO PARADIGMA DI RIFERIMENTO, NE' TANTOMENTO CONSIDERARE IL PROPRIO MODELLO EQUIVALENTE AD OGNI ALTRO, QUANTO PIUTTOSTO COGLIERE LA NECESSITA' SCIENTIFICA DI UN CORRETTO PROCESSO DI INTEGRAZIONE MULTIFATTORIALE.
La complessità nell'ambito della clinica psicologica va gestita con capacità che non sono acquistabili solo attraverso insegnamenti o per mezzo di un processo relazionale-cognitivo legato all'apprendimento, ma va promossa piuttosto nell'ambito di un tirocinio emotivo-esperienziale che consenta la trasmissione-comunicazione-acquisizione e identificazione con quelle necessarie competenze e attitudini positive inerenti all'interazione e alla comunicazione con il paziente-utente.