Lo psicoterapeuta adleriano: quale ruolo di cura per i bambini, gli adolescenti e gli adulti?
La psicoterapia dell’infanzia e degli adulti tra analogie e differenze
Il testo dell’intervista a una Formatrice della Scuola riguarda la i percorsi per diventare psicoterapeuti che lavorano con pazienti di diverse fasce di età. Vengono puntualizzati tanto gli aspetti tecnici (gli obiettivi terapeutici, le tecniche utilizzate) quanto quelli che riguardano la struttura emotiva personale dell’aspirante psicoterapeuta.
D.: La Scuola propone una formazione per diventare psicoterapeuti degli adulti e dell’età evolutiva. E’ possibile per uno psicoterapeuta essere capace di curare sia gli adulti che i bambini?
R.: Vi sono due aspetti da considerare in questa domanda, uno di natura metodologica e l’altro riguarda l’assetto emozionale della personalità dell’aspirante psicoterapeuta. Relativamente al primo punto c’è da segnalare che gli interventi in età evolutiva e in età adulta differiscono sia per quanto riguarda la metodologia, l’impiego di strumenti di indagine, la progettazione dell’intervento e gli obiettivi terapeutici che con esso ci si propone. Si delineino, pertanto, due differenti professionalità, specifiche per ogni area di lavoro anche se riconducibili ad una medesima teoria di riferimento. La scuola, nel percorso formativo offre seminari che riguardano i due percorsi in modo da offrire elementi articolati di conoscenza.
La seconda questione, quella dell’assetto emotivo personale, è importante perché riguarda la capacità di entrare in sintonia con il paziente. Non tutti hanno la plasticità di sintonizzarsi, ad esempio, con le emozioni di un bambino o di un adolescente, per cui parte del percorso formativo ha anche come obiettivo l’aiutare ogni allievo a scoprire la personale inclinazione emotiva e l’area su cui funziona meglio.
D.: Vorrei allora sapere come si articola il percorso formativo.
R.: Il percorso formativo proposto della Scuola prevede la preparazione, la conoscenza e l’acquisizione di tecniche specifiche e strumenti diagnostici in entrambi gli ambiti di intervento. L’ambito clinico dell’età adulta e dell’età evolutiva sono spesso in relazione tra loro, specialmente quando ci si riferisce a contesti famigliari e alla loro valutazione o alla presa in carico di minori, per cui è di fondamentale importanza conoscere metodologie e tecniche specifiche di un’area nonostante non vengano applicate dal singolo psicoterapeuta nel contesto clinico che ha deciso di seguire. Ciò apre anche diverse opportunità lavorative in ambiti differenti e possibilità di scambio con altri professionisti.
D.: Come viene evidenziata l’attitudine personale a lavorare con gli adulti piuttosto che con i bambini?
R.: Vi sono diverse occasioni per sviluppare la conoscenza delle proprie attitudini.
Innanzi a tutto i diversi seminari sono tenuti da psicoterapeuti che parlando della loro esperienza offrono un modello per identificare le proprie spinte interiori. Poi c’è l’esperienza del tirocinio che, se fatta in un settore specifico (ad esempio in un reparto di neuropsichiatria infantile), permette il contatto con i pazienti di quella fascia di età. Poi ci sono le supervisioni di gruppo all’interno delle quali vengono discussi i casi e le risonanze emotive personali che il caso suscita. Infine ci sono i colloqui con il formatore di riferimento. La Scuola accompagna ogni allievo nel suo percorso formativo attraverso regolari colloqui individuali gestiti dal Formatore che diviene una figura che accompagna tutto il persorco formativo.
Nella Scuola è infatti presente un gruppo di Formatori che seguono individualmente o in piccoli gruppi tutto il percorso formativo dell’allievo offrendo uno spazio di condivisione e rielaborazione personale non solo dei contenuti acquisiti e delle esperienze didattiche sperimentate nella Scuola e nel Tirocinio, ma aiutandoli ad orientarsi verso una professione e una professionalità in divenire.
D.: E’ possibile che con l’azione orientativa della Scuola si comprenda anche se esistono tipi di pazienti con cui si può lavorare meglio e pazienti con cui si rischia di essere poco efficaci?
R.: Pur offrendo una formazione professionale orientata alle diverse fasce di età, indispensabili per comprendere appieno i pazienti e i loro contesti di appartenenza, è indubbio che ogni psicoterapeuta non può operare con ogni tipologia di paziente. L’azione orientativa della Scuola mira alla profonda conoscenza e consapevolizzazione dell’assetto emotivo di ogni singolo psicoterapeuta, il quale non può prescindere dalla propria personalità, attitudine, emotività ed esperienze di vita nell’affrontare la propria professione.
È quindi bene avere del tempo a disposizione, o il tempo della formazione per mettere a fuoco eventuali territori professionali su cui si è maggiormente efficaci.
Sara Goldoni