Il modello teorico di riferimento della Scuola: Alfred Adler è ancora attuale?
L'efficacia della psicologia individuale nella pratica clinica attuale
Ci si è interrogati sull’attualità del pensiero scientifico di Alfred Adler e sull’efficacia della Psicologia Individuale nella pratica clinica attuale. Rispondendo a domande di un gruppo di allievi della Scuola una Formatrice spiega le potenzialità esplicative della teoria, l’apertura alla dimensione transculturale e il rapporto con altre teorie che ben si integrano nell’impianto epistemologico del pensiero di Adler.
D.: La teoria di Alfred Adler è stata formulata nel secolo scorso? E’ una teoria ancora attuale?
R.: I concetti adleriani hanno una rispettabile anzianità perché sono stati formulati alcuni decenni fa, ma conservano la loro validità, grazie anche all’apporto delle rivisitazioni più recenti della teoria e al progredire della ricerca. Possiamo quindi guardare al potenziale esplicativo della teoria con tranquillità: la teoria adleriana è una buona guida per comprendere le dinamiche psichiche nel loro complesso, sia quelle intrapsichiche che riguardano le dimensioni più profonde, sia quelle relazionali che osservano l’uomo nella sua relazione con il contesto in cui vive, opera e agisce. Nella teoria adleriana l’essere nel mondo dell’uomo rappresenta un centro d’interesse prioritario. Certamente c’è una grande attenzione alle dinamiche intrapsichiche e alle spinte inconsce che orientano le rappresentazioni del mondo che ciascun individuo si costruisce. La Psicologia Individuale coniuga dunque la dimensione intrapsichica con quella relazionale; il modello interpretativo ha una sua complessità ma è al tempo stesso flessibile e ben si adatta alle diverse situazioni e culture.
D.: Quali dimensioni del pensiero di Adler sono quindi particolarmente esplicativi delle complessità che viviamo oggi?
R.: La portata significativa della teoria di Adler muove sicuramente dal fatto che la matrice teorica di riferimento si presta ad essere utilizzata come griglia di lettura efficace delle diverse complessità dell’essere umano. La complessità è insita nell’uomo che per il terapeuta adleriano è realtà unica e irrepetibile. Attraverso le chiavi di accesso e di decodifica della teoria è possibile avviare un processo di conoscenza creativo per comprendere come l’individuo si muove nel proprio mondo interno e in quello esterno in cui porta avanti il suo progetto di vita.
In particolare due sono le istanze che Adler considera come dimensioni motivazionali, connesse all’esperienza di ogni uomo: il senso di inferiorità che è condizione insita nel percorso evolutivo di ciascun individuo. Per superarlo nasce fin da subito la spinta alla superiorità. Questa dinamica spiega i movimenti che riguardano l’esperienza personale di ogni singolo uomo, ma la si osserva anche nei fenomeni sociali dove gruppi di interesse (etnici, religiosi, politici, economici ecc.) sperimentano l’inferiorità verso altri gruppi e attivano percorsi di riscatto che vanno verso la ricerca della superiorità e del predominio a volte anche con mezzi violenti.
L’altra istanza motivazionale , quella del sentimento sociale, anch’esso insito nel percorso evolutivo, è inteso come spinta di ciascun individuo ad una compartecipazione emotiva coi propri simili che nelle forme mature porta alla cooperazione. Il sentimento sociale, se nutrito e curato, è un fattore di stabilità; può però restare atrofizzato sia in individui (le personalità narcisistiche, oggi tanto diffuse!) o in gruppi di potere che ignorano il sentimento sociale e fanno della ricerca della superiorità un loro costante obiettivo.
D:. Quali evoluzioni ci sono state nella teoria dalla sua formulazione a tutt’ oggi
R.: Come tutte le teorie che hanno fondato un sapere psicologico, anche la teoria adleriana ha subito delle rivisitazioni e delle riformulazioni che l’hanno resa applicabile rispetto alla realtà attuale. La Psicologia Individuale si è sviluppata secondo due filoni innestandosi sui diversi background filosofici dei paesi in cui si è sviluppata. Negli Stati Uniti si è maggiormente sviluppato il ramo della psicologia sociale che è peraltro un nucleo si cui Adler aveva molto lavorato. E’ noto infatti l’interesse di Adler per le tematiche sociali e politiche; i primi campi di applicazione e di diffusione dei principi della Psicologia Individuale per Adler furono i contesti educativi, come l’affiancamento di persone esperte a genitori e insegnanti e la nascita dei primi consultori. La mentalità pragmatica di oltre oceano ha quindi polarizzato l’interesse verso aspetti più psicopedagogici e anche i trattamenti psicoterapeutici hanno più il sapere di riadattamenti cognitivi.
In Europa invece, il ben più sviluppato tessuto filosofico ha dato allo sviluppo della teoria adleriana una maggior impronta psicodinamica con attenzione alle dinamiche emotive profonde e alla formazione delle immagini interne derivanti dalle prime relazioni emotive sviluppate con le figure genitoriali. Il maggior predominio dell’intrapsichico che ha segnato lo sviluppo degli adleriani europei è controbilanciato dalle interessanti elaborazioni che hanno dato i colleghi d’oltre oceano.
Questi due filoni si rivelano oggi una grande ricchezza che anima il dibattito interno al movimento degli adleriani nel mondo.
D.: Che rapporto c’è tra la teoria adleriana e le altre teorie psicologiche?
R:. La teoria adleriana è una teoria che si presta a trovare diversi punti di contatto e integrazione con altre teorie proprio per le sue caratteristiche di multidimensionalità e flessibilità. Non va infatti dimenticato che Adler è stato un precursore; molte concettualizzazioni attribuite ad Autori di altri orientamenti psicologici sono rintracciabili nell’opera di Adler. La questione interessante è che nuclei concettuali formulati da Adler sono diventati oggetto di studi e ricerche da parte di Autori non adleriani. La teoria adleriana ha dunque una solida identità arricchita da apporti che altri orientamenti hanno sviluppato.
D.: Quali gli orientamenti essenziali?
R.: Per capire la portata della teoria adleriana e dei suoi contatti con altre teorizzazioni psicologiche più recenti, dobbiamo rifarci alle intuizioni che Adler, ben prima che tali teorie prendessero forma. Il discorso è, di fatto, lungo e complesso, ma vorrei citare un solo esempio. Nel 1908 Adler scrisse un articolo dal titolo: “Il bisogno di tenerezza del bambino”. In questo articolo venivano evidenziati i nuclei fondamentali dello sviluppo psichico che fonda le radici nella relazione madre-bambino che solo più tardi vennero presi e studiati con attenzione. All’epoca questi intuizioni non vennero capite perché la Psicoanalisi freudiana poneva attenzione al modello pulsionale. in estrema sintesi si ritrova lo sviluppo delle intuizioni di Adler a partire dai di Spitz, attorno agli anni ’30, e nel corso dei decenni successivi ai lavori sull’attaccamento (Bowlby, Ainsworth,) e sull’intersoggettività (Stern, Main, Fonagy). Il bisogno di tenerezza che Adler intuì essere alla base del sentimento sociale, ha visto anche altri insigni studiosi sviluppare il concetto che ha preso nomi diversi. Penso all’handling e holding di Winnicott o la rèverie materna di Bion.
Per Adler è inoltre fondamentale comprendere come ciascun individuo si muova in un campo di forze che danno struttura all’ambiente in cui si muove. E’ facile intuire qui le analogie con la teoria del campo di Lewin e con i fondamenti della Psicologia della Gestalt. Il concetto di costellazione familaire di Adler ha avuto in Moreno un altro eccellente studioso. Adler fu certamente anche un pioniere della terapia di gruppo e le sue idee applicate alla scuola assumono una forma molto simile alle tecniche sociometriche (Moreno), alle dinamiche di gruppo (Lewin) e all’insegnamento centrato sullo studente (Rogers). L’impianto teorico di questi autori è perfettamente coerente con l’impianto di base adleriano, quindi non commettiamo un errore epistemologico se andiamo a reinterpretare la teoria adleriana anche grazie alle rivisitazioni teoriche di Autori collocabili in altre correnti psicologiche.
D.: Quindi la teoria adleriana attuale si presta a discorsi di integrazione interdisciplinare: È così?
R.: Assolutamente sì. Dobbiamo superare la logica individualistica e narcisistica diffusa, purtroppo, tra gli psicologi e tra i vari filoni teorici per cui vale solo ciò che viene detto all’interno di una teoria specifica. Non dimentichiamoci che gli psicologi e gli psicoterapeuti sono innanzitutto figure che devono promuovere il benessere e sono al servizio delle persone in difficoltà. Nessuna teoria può avere la pretesa di spiegare tutte le complessità, sarebbe un pensiero onnipotente e poco realistico. Se, per migliorare il servizio psicologico cui siamo chiamati anche eticamente a rispondere, occorre confrontarsi e integrarsi con altre matrici psicologiche, perché no? E’ importante trovare sintonie e sinergie con altre teorie ma anche con altri campi di applicazione (penso a gruppi sociali, di volontariato, politici, religiosi, ecc.); tutto ciò ci permette di mantenere attiva e viva la nostra curiosità e la nostra tensione a comprendere le specificità del funzionamento dell’uomo.
Ilaria Battilocchi