I ragazzi e il mondo virtuale
Tratto della Rivista "Il Saittario" nr. 29 - Ragazzi viziati nel mondo virtuale Conversazione con Lino G. Grandi A cura di Laura Mele, Marco Raviola
I nostri ragazzi sono affascinati, quasi ipnotizzati dall’azione veloce, dagli effetti speciali, dall’impetuosità, dalla grandiosità dell’immagine, tutti elementi che però non portano alla produzione di un pensiero riflessivo, ma a vivere l’azione immersi nelle proprie sensazioni ed emozioni senza un auto-interrogarsi e non disponibili a “dialogare” con esse.
Di fronte a questo tipo di esperienza ciò che emerge è la difficoltà, quando non l’impossibilità, di guardare alle cose della vita con uno sguardo teso a comprendere nella sua complessità il fenomeno cui si è partecipato. Si tende così a polarizzare i propri vissuti, ad escludere gli aspetti dolorosi e/o problematici, a non integrarli con quelli connotati di significato e infine ad eludere quelli conflittuali, aspetti tutti da considerare quale elemento naturale delle relazioni. Si rimane su un piano superficiale e molto veloce, che ha più a che vedere con il sentire che con l’espressione di un’affettività progettuale e necessariamente controversa sia verso gli adulti che nei confronti del gruppo dei pari. Tutto ciò è da considerarsi strettamente legato al tipo di rapporto che gli adolescenti instaurano con i media in generale e con il web in particolare. La mentalità che emerge dalla massiccia esposizione ai suddetti strumenti può apparire caratterizzata da un’attenzione che si distribuisce su molteplici contenuti senza mai approfondirne nessuno. L’utilizzo che ne deriva, per lo più solitario e tendente al solipsistico, accompagnato dalla mancanza di una formazione all’argomentazione da parte della famiglia, della scuola, oltre che dai mass media, dalle agenzie insomma che dovrebbero portare a riflettere, produce un processo di impoverimento dei giovani, privati così della possibilità di scoprire, affinare, evolvere la propria capacità autoriflessiva e la condivisione del proprio sentire, indispensabili precursori per lo sviluppo delle relazioni affettive attuali e della capacità futura a cooperare.
I bambini prima e gli adolescenti poi si ritrovano con risposte precostituite alle domande della vita; molto di ciò che li riguarda è stato anticipato, previsto, organizzato dagli adulti. Le indicazioni sono già predisposte, già definite, non devono quindi sforzarsi a cercare. In tale contesto il bambino non deve conquistarsi il suo spazio, non è educato a fare la fatica della ricerca, non sperimenta la possibilità di annoiarsi e soprattutto non deve cercare di vincere le difficoltà semplicemente perché apparentemente sono già risolte. La viziatura, oggi più che mai, si configura come sostituzione dei bisogni dei figli da parte delle figure rivestite d’autorità, non permettendo al bambino prima e all’adolescente poi di confrontarsi con la difficoltà, con la frustrazione dell’insuccesso, con la soddisfazione del successo, cioè di arrivare progressivamente alla consapevolezza più piena di se stesso e del suo rapporto con il mondo e con la vita.
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