Giornate formative sullo Psicodramma Adleriano

Modello di psicoterapia di gruppo basata sul gioco simbolico e sulla drammatizzazione

Lo psicodramma (dal greco ψυχη psyche, anima, e δράμα drama, azione) indica un metodo di approccio psicologico ideato nei primi anni del Novecento dallo psichiatra e psicologo J.L. Moreno. Un modello di psicoterapia di gruppo, basata sul gioco simbolico e la drammatizzazione anziché solo sulla parola che fa si che le persone possano esplorare attraverso  il  gesto  teatrale  i  propri   contenuti interiori. Le esperienze e i vissuti personali non sono semplicemente raccontati, ma sperimentati concretamente nel giocare, recitare e mettere in scena. 

Winnicott affermava che forse soltanto nel gioco sia fanciulli sia adulti sono veramente liberi di esprimere creatività e libertà quella che per Moreno prende il nome di spontaneità ed espressione autentica della propria realtà psichica.

Lo psicodramma con i bambini assume caratteristiche e sviluppi un po’ diversi dall’attività con gli adulti, rimanendo un’esperienza umana e creativa molto significativa.

La metodologia di questo strumento si basa su “far finta di” e quindi grazie a questo “come se” i partecipanti riescono mettere in scena bisogni, desideri, paure e difficoltà e hanno la possibilità di confrontarsi con esse ed elaborarle.

È quindi interessante informarsi e formarsi rispetto a questo metodo che, a livello terapeutico, permette di affrontare diverse tematiche nel mondo simbolico, senza tutti gli ostacoli che la vita reale impone, per poi condividere le esperienze personali all'interno di un gruppo non sentendosi soli ed aprendosi all’Altro che è fuori e dentro di noi.

Recentemente si sono tenute in Scuola Adleriana due giornate esperenziali-formative previste dal progetto formativo, collegate al tema dello psicodramma adleriano nelle quali l’adulto professionista ha iniziato ad aprirsi a questo mondo ed a saggiare alcuni giochi ed esercizi.  Queste sperimentazioni sono molto utili per addentrarsi nell’immaginario e nel simbolico, per imparare a recuperare degli aspetti che ci appartengano ma che spesso dobbiamo ritrovare e/o sviluppare, ascoltando come “risuonano” in noi certe attività che emozioni e sensazioni ci producono, allenandoci poi ad prestare attenzione e riconoscerli nell’altro.

Nello psicodramma con i bambini ha molta importanza la presenza di due psicoterapeuti-conduttori, che assumono la funzione di garante del setting, che coordinano insieme tutte le diverse variabili e giocano con i bambini spesso assumendo il ruolo del cattivo o dei più fragili o di supporto a chi è più timido e/o insicuro diventando una sorta di oggetto intermediario.

I due psicoterapeuti regolano la sequenza delle attività e che soprattutto sottolineano il transito dai momenti di realtà a quelli di drammatizzazione ed immaginario enfatizzando e, spesso, ritualizzato il passaggio tra questi due livelli.

L’obiettivo principe è quello di permettere ai partecipanti di poter fare significative esperienze di espressività, ascolto, attenzione e acquisizione di significati importanti per il benessere interiore e la crescita personale.  Grazie a questo si riuscirò anche a sviluppare la cooperazione, ad aumentare il sentimento sociale, a sollecitare il sé creativo, a rafforzare l’autostima, la fiducia e la consapevolezza di sé e dell’altro immergendosi in un “mondo di potenzialità” legate alla narrazione profonda di sé.

Nelle giornate formative gli studenti hanno provato a sviluppare un passaggio dalla parola all’immagine e poi dal gioco alla narrazione e rappresentazione,  tenendo “pancia” e “testa” insieme verso un lavoro fisico e corporeo che permette una sperimentazione della globalità̀ dei diversi linguaggi siano essi emotivi e/o cognitivi e/o corporei.

Ciò accade anche ai partecipanti dei gruppi di psicodramma: il loro corpo, le loro emozioni e le loro menti si muovono, parlano, interagiscono, disegnano, inventano storie e recitano tra loro sviluppando intrecci, associazioni, immagini, emozioni e trame sempre nuove.

Per far questo, lavorando in un gruppo, è necessario innanzitutto che i partecipanti possano avere la possibilità di conoscersi e poi stabilire un clima positivo e creativo. Questo sarà fondamentale per far si che la drammatizzazione divenga un mezzo attivo che permetta sia di ricreare e di esternare bisogni, sentimenti, emozioni, conflitti di ruolo, che di sperimentare nuovi modi di essere, di viversi e di esprimersi.

Sarà quindi fondamentale presentare delle attività di conoscenza per poi passare a momenti di riscaldamento e maggiore attivazione verso giochi di espansione dell’immaginario che introducono alla messa in scena e drammatizzazione vera e propria.

Nello psicodramma esistono diverse tecniche che possono essere utilizzate per tutte queste fasi ed obiettivi, così come esistono diversi livelli di sviluppo (personale, esperienziale, emotivo, relazionale ecc.).

J.Hillman affermava: “agendo sull’immaginazione, partecipiamo alla natura dentro di noi. Il metodo di questa azione non è così facile come si può credere, poiché non si tratta soltanto di un’attività della mente” (1972)  ed ancora dichiarava che “niente colpisce l’anima, niente le dà tanto entusiasmo, quanto i momenti di bellezza nella natura, in un volto, un canto, una rappresentazione, o un sogno, e sentiamo che questi momenti sono terapeutici nel senso più vero: ci rendono consapevoli dell’anima e ci portano a prenderci cura del suo valore” (1999).

 

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