Bambini e genitori al tempo della pandemia
Riflessioni sulle esigenze psicologiche delle famiglie
Da più parti si prova a riflettere sulle relazioni che si vivono oggi, nel tempo segnato dalla quarantena, nelle famiglie con i figli a casa, privati dei molti stimoli che organizzavano il tempo della scuola, del gioco, del movimento e della continua socialità con gli adulti e i compagni. Il prudenziale “restate a casa” per evitare la diffusione del contagio del virus, saggio dal punto di vista dell’emergenza sanitaria, ha di fatto portato a dimensioni psichiche personali e relazionali che hanno molti aspetti di novità.
Le dimensioni psichiche si potrebbero tematizzare seguendo percorsi diversi; si propongono qui, con un approccio descrittivo, tre nuclei concettuali che hanno caratteristiche di centralità nei vissuti e nell’organizzazione delle famiglie. Si parlerà della deprivazione degli stimoli, delle nuove richieste che le situazioni hanno messo sulle spalle dei genitori e della necessità di una buona organizzazione per dirigere convenientemente l’incrociarsi dei doveri degli adulti e dei bambini.
Sugli effetti della deprivazione da stimoli
Un primo aspetto che merita attenzione riguarda la deprivazione degli stimoli. La nostra psiche si alimenta con i continui contatti con la realtà; se gli stimoli diminuiscono, l’intero funzionamento ne risente. I bambini, in particolare, sono più toccati dal drastico cambiamento in atto e non hanno, come gli adulti, l’assetto razionale che li potrebbe aiutare a spiegarsi questa nuova condizione. A ragione, loro vorrebbero uscire, andare dai nonni, poter giocare con gli amici, correre e divertirsi e non capiscono perché non possono fare cose che fino a ieri erano molto comuni. Sono certo contenti di non andare a scuola, ma la scuola non è solo compiti e studio; è anche spazio di relazione e di divertimento. Pensiamo quindi alla quantità di stimoli che è venuta a mancare e che i bambini finiscono per ricercare tra le mura domestiche. E chiedono ai genitori, direttamente o indirettamente, di riempire questi vuoti.
I genitori, normalmente abituati a passare la giornata sul luogo di lavoro, si trovano caricati di richieste. Apparentemente, quelle più coinvolgenti, vengono dai bimbi più piccoli; ma anche i più grandicelli sono notevolmente richiestivi, a dispetto di una loro accresciuta autonomia. Questo perché la vita dei bambini più grandi (del periodo delle scuole elementari, per intenderci) era ricca di esperienze con i compagni di scuola, con adulti significativi, con le attività sportive e altro ancora.
Come gestire questi incroci di doveri, di bisogni, di aspettative che, negli spazi delle mura domestiche assumono ovviamente forme diverse? E quali variabili entrano in gioco? Non si può dimenticare l’effetto distrattivo degli stimoli che, riempendo gli spazi mentali, non facevano emergere eventuali sentimenti disarmonici. Oggi, tra doveri, bisogni affettivi, esigenze di socialità, di movimento e di gioco, si insinuano anche le paure e le ansie. Che possono restare sottotraccia e non dare segni che ne denuncino la presenza in modo chiaro.
I nuovi ruoli dei genitori
Certamente la situazione contingente ha caricato i genitori di nuovi compiti, calati sulle loro spalle quasi improvvisamente. I genitori devono rispondere ai bisogni dei figli che fino a “ieri” erano soddisfatti in altri contesti. La parte della scuola che “entra in casa” sotto forma di richieste più o meno organizzate (far seguire le lezioni on-line, stampare le schede, far fare i compiti, far giocare i bambini, inventarsi delle cose per riempire il tempo, pensare a come mantenere i legami con gli amici ecc. ecc.). Ci sono molte cose da fare che nei limiti posti dal tempo e dagli spazi sono piuttosto difficili. Ma c’è un aspetto prioritario che non deve essere trascurato. Ed è l’aspetto delle paure che possono muoversi nell’animo dei bambini.
Il genitore è il filtro fra i bambini e il mondo
Il periodo difficile che stiamo vivendo e le conseguenti fatiche che i genitori affrontano devono essere viste come un’opportunità per far crescere il loro ruolo di guida e di mediatori tra ciò che accade nel mondo e i vostri bambini. I pericoli, le inquietudini, ciò che suscita paura, che entra nelle case attraverso le immagini, le parole, i suoni (la televisione, spesso accesa e per troppo tempo, le sirene delle ambulanze, i racconti sulle conseguenze letali del virus e molto altro) devono arrivare ai bambini filtrate da genitori presenti, capaci di esprimere i propri sentimenti
Ciò non vuol dire spegnere la televisione, non parlare delle cose brutte che succedono, chiudere bene le finestre per non far sentire le sirene delle ambulanze. Significa essere vicini ai bambini. La vicinanza è importante e non va confusa con le parole. Se il telegiornale mostra immagini che fanno paura un genitore può sedersi accanto al bimbo e rassicurarlo con la sola presenza. Si possono condividere i pensieri su quanto accade, senza dimenticare che i bambini restano impressionati da ciò che vedono. Quindi, attraverso i genitori, i bambini devono sapere che cosa sta succedendo. L’importante è non lasciarli soli di fronte al mondo.
A un bambino già grandino si può chiedere di condividere qualcosa di ciò che ha visto. L’intersse mostrato aiuta il bambino a sentire che la presenza degli adulti rende le notizie meno minacciose. Se il bambino si esprime meglio con un disegno piuttosto che con le parole va incoraggiato a farlo. Non importa il contenuto delle parole o del disegno, l’importante è che senta l’interesse dei genitori. Se è nella fascia dei piccoli, dei 4-5 anni va preso in braccio e tenuto stretto anche per poco tempo.
Dare priorità alla buona relazione
In tutti questi impegni, è bene aver chiaro che il compito più importante dei genitori è quello di creare una relazione significativa con i propri bambini. Questa è la dimensione fondamentale perché attraverso la buona relazione passano tutte le altre cose, i doveri, la collaborazione, il rispetto delle regole… La buona relazione non è il semplice voler bene al figlio, desiderare che stia bene di salute e che abbia tutto quello che gli serve per essere contento. La buona relazione parte dall’ascolto di ciò che il bambino sente, dall’ascolto dei suoi sentimenti e con, la crescita, anche di ciò che pensa. La buona relazione si costruisce con l’atteggiamento di fiducia nelle capacità del bambino anche se, a volte, restano in ombra. E con la pazienza di relazionarsi ai loro tempi e ai bisogni che sono spesso molto diversi da quelli degli adulti.
L’imprescindibile necessità di una buona organizzazione
Per muoversi in questi ingorghi è necessario che le famiglie arrivino ad avere una buona organizzazione. E’ molto probabile che alcuni nuclei familiari si siano già incamminati in questa direzione. Alcuni con successo, altri con difficoltà. Altri hanno desistito o non ci hanno provato.
E’ importante riflettere su come giungere a una buona organizzazione, e per farlo si devono seguire alcuni principi:
1) L’organizzazione deve essere concordata tra tutti i componenti del nucleo familiare. Un errore frequente lo si osserva in quelle famiglie in cui un genitore o i due genitori fanno il programma per tutti. E’ facile che chi non è stato coinvolto nel programma imposto trova spesso il modo per non adeguarsi.
2) E’ sorprendente scoprire che anche i bambini piccoli, se si sentono coinvolti, hanno piacere a rispettare ciò che si decide assieme. Se un nucleo familiare viene da esperienze molto direttive (ad es. di un genitore) avrà bisogno di tempo per imparare l’arte della consultazione, che richiede chiarezza nell’esprimersi, ascolto, rispetto dell’altro.
3) E’ quindi necessario che si trovi il momento, ad inizio o fine giornata, per sedersi attorno al tavolo. Ciascuno deve condividere ciò che ha da fare, il tempo e lo spazio che gli necessita. A ciascuno si chiede di essere flessibile alle esigenze degli altri e trovare i punti di necessaria armonia. Solo in queste condizioni ha senso dividere i compiti, stabilire gli orari e chiarire le responsabilità di rispettare gli accordi presi.
I tre nuclei qui proposti hanno certamente una particolare rilevanza. Tuttavia, sono venuti in essere molti altri aspetti che ampliano il territorio delle nuove esigenze delle famiglie e degli individui. Come non ricordare il bisogno di socialità che, in modi diversi, tocca bambini e adulti, le esigenze del movimento, del contatto con la natura, dell’insopprimibile anelito alla libertà…. del rapporto con le grandi bellezze del mondo, con le piccole attrazioni dei gesti quotidiani…
Desideriamo che ritorni tutto ciò che ci sembra di aver perso. Il tempo della pandemia durerà forse ancora a lungo, porterà sofferenze, ma insegnerà a essere più forti, più creativi, più rispettosi gli uni degli altri e delle esigenze del mondo che ci ospita.
Giansecondo Mazzoli, Presidente Istituto Adler e Società italiana di Psicologia Individuale, Direttore Scuola Adleriana di Psicoterapia di RE