Scegliere la formazione: aspetti economici e mercato del lavoro
Molti psicologi, in particolare i giovani, aspirano a diventare psicoterapeuti e amano immaginarsi una vita professionale impegnata nella cura dei propri pazienti. E’ ben noto che la maggior parte degli studenti dei corsi di laurea in psicologia ha intrapreso lo studio di questa disciplina avendo in mente l’obiettivo di diventare psicoterapeuta. Si tratta di un bel sogno e di un’aspirazione eccellente che può guidare verso traguardi tanto ambiziosi quanto costruttivi. Non si può certo negare il fascino di scoprire i segreti della mente umana, svelare il suo funzionamento, curare la malattia mentale. La prospettiva non è solo affascinante, ma è anche di grande utilità umana e sociale.
In questo periodo, per una serie di motivi contingenti, l’intraprendere il cammino di formazione e acquisire le competenze per diventare psicoterapeuta sembra diventato più complicato. Non certo perché manchino le offerte formative, di Scuole di Formazione ce ne sono in abbondanza; sono piuttosto i vincoli di ordine economico che sono diventati una triste realtà a cui si connettono i limiti alle prospettive di sviluppo. Vi è poi una tendenza a vivere il futuro con un certo scoraggiamento perché lo s’immagina carico di incertezze e di difficoltà. Si tratta di questioni che non per tutti hanno la stessa importanza, ma il clima culturale che si respira nella società contagia in negativo e può incidere anche su persone tendenzialmente ottimiste. Anche sugli psicologi che potrebbero rinunciare al sogno di diventare psicoterapeuti, trattenuti dalle difficoltà contingenti e dalle incertezze del futuro.
Può essere utile riflettere su come affrontare le difficoltà; fa parte dell’assetto mentale dello psicoterapeuta non arrendersi di fronte ai limiti imposti dal mondo esterno. Si possono sempre cercare soluzioni alternative e punti di vista diversi da cui guardare i vincoli. Di regola si scopre che le porte non sono ermeticamente chiuse: ci sono spiragli e a volte aperture non viste. Vale quindi la pena ragionare sulle difficoltà che oggi spingerebbero a soluzioni astensioniste.
Pensando alle difficoltà che si presentano di fronte a uno psicologo o a un medico che pensa di iniziare un percorso formativo per diventare psicoterapeuta ne vengono in mente due. Queste sono:
- La prima riguarda i costi da sostenere. Pur non essendo elevatissimi hanno la loro importanza. In questo periodo c’è una minor disponibilità economica per la crisi che ha colpito le famiglie; affrontare la spesa per la formazione può essere oneroso da sopportare per budget personale e familiare. Che fare?
- La seconda riguarda le difficoltà che potrebbero presentarsi al termine della formazione: ci saranno possibilità di lavoro? La prospettiva di non riuscire a inserirsi in organizzazioni che praticano la psicoterapia, di avere poco lavoro in ambito privato, di correre il rischio di avere una redditività insufficiente per portare avanti i normali progetti di vita è uno scenario che scoraggia e invita alla rinuncia. Che fare?
Ci sono degli innegabili aspetti di realtà in tutto questo; a prima vista inducono sfiducia e i sacrifici da sostenere per realizzare un sogno professionale possono apparire troppo alti. Questo stato di cose può spingere uno psicologo a ripiegare verso percorsi più semplici, e iniziare la pratica professionale dopo l’abilitazione conseguita per aver superato l’Esame di Stato. La legge consente a uno psicologo di operare in alcuni ambiti; può ad esempio fare le diagnosi. Le conoscenze acquisite durante il corso di laurea sono adeguate al questo compito.
Ciò che l’Università non ha potuto trasmettere è la capacità di costruire una relazione con un paziente anche se solo in diagnosi, di saper valutare la correttezza del setting e di usare le giuste tecniche comunicative. Se poi si cimenta a fare colloqui terapeutici va contro le regole deontologiche dato che l’esercizio della psicoterapia è riservato ai soli psicoterapeuti.
Le riflessioni che seguono nascono dall'esperienza e sono offerte come spunti di riflessione a chi sta cercando come realizzare il sogno di diventare psicoterapeuta. Possono essere spunti utili a chi ha già deciso e magari si ritrova nelle considerazioni proposte. Non si tratta quindi di “verità”, ma solo di punti di vista, maturati nel corso di più di vent'anni di lavoro formativo con i colleghi psicologi. In fondo l’avere a disposizione qualche idea può essere utile; serve a precisare meglio i propri punti di vista o a trovare strategie alternative a quelle solitamente pensate.
I costi della formazione
E’ un dato di realtà che i costi da sopportare per un percorso formativo sono elevati. Non impossibili da sostenere, ma impegnativi. È vero che le diverse Scuole di Formazione presentano quote annuali differenti; ci sono Scuole che costano di più e alcune che hanno tariffe inferiori. Di fatto queste differenze non incidono così significativamente nell'impianto globale e sulla spesa distribuita lungo i quattro anni.
Va tenuto però conto che il potere economico delle famiglie che, in passato hanno spesso aiutato - soprattutto gli psicologi più giovani - a sostenere le spese della formazione si è ridotto. Dall’inizio della crisi del 2008 le difficoltà economiche sono diventate sempre più significative. La questione non è solo italiana; riguarda anche altri Paesi europei, alcuni dei quali hanno peraltro, costi di formazione superiore ai nostri. Sono interessanti alcune soluzioni messe in atto in alcuni Paesi. Nel corso dell’ultimo Congresso Internazionale degli Adleriani tenutosi a Parigi nel Luglio 2014, ho appreso da alcuni colleghi che le spese della formazione sono affrontate con finanziamenti bancari che coprono la totalità del percorso formativo a tassi particolarmente agevolati. Le quote mensili di rientro del debito sono molto basse nei primi due - tre anni; le quote mensili diventano più alte al termine della formazione quando i redditi del loro lavoro psicoterapeutico consentono una più agevole restituzione. Si tratta di una modalità intelligente al punto che stiamo studiando la possibilità di accordi con Istituti bancari che potrebbero finanziare la formazione. I finanziamenti per l’acquisto di beni materiali è già prassi consolidata e può sicuramente essere esteso al campo dei servizi alla persona.
Riflessioni sul mercato del lavoro
E’ facilmente verificabile che le attuali condizioni di mercato rendono difficile a un giovane inserirsi velocemente nel mondo del lavoro come psicoterapeuta a tempo pieno. Vediamo perché. Sul fronte pubblico, quello del Servizio Sanitario, le contrazioni di spesa hanno ridotto le assunzioni e la possibilità di inserirsi come psicoterapeuta nelle Aziende Sanitarie e diventato più difficile. I concorsi che fino a non molti anni fa aprivano prospettive di assunzione sono ridotti a poca cosa. Sul fronte del mercato privato non si è notata una particolare contrazione nel flusso dei pazienti rispetto al passato, anche se le capacità di spesa di molte famiglie si sono ridotte. Ciò che non è avvenuto è il passaggio dei pazienti che non trovano adeguati spazi di cura nelle strutture pubbliche alla pratica privata, trattenuti da probabili ragioni di ordine economico o forse ideologico. Di fatto non è cresciuta la richiesta di psicoterapia, ma è aumentata l’offerta.
In questo scenario potrebbe essere azzardato impegnarsi in un percorso formativo? Nel futuro ci sarà lavoro? Se non si vuole a tutti i costi sposare la logica del pessimismo si può pensare che le difficoltà non resteranno tali anche in futuro. Inoltre può valere l’assunto, che si è sempre dimostrato valido, che dice che “chi sa fare, vuole impegnarsi e si attiva non resta senza lavoro”. Vi sono però altre due questioni che credo particolarmente rilevanti e che vorrei sottoporre all’attenzione di chi desidera ampliare lo spettro delle conoscenza sulle questioni del futuro della psicoterapia.
La prima riguarda il fatto che il bisogno di psicoterapia nella nostra società va aumentando in ragione delle crescenti complessità che si osservano in molti aspetti della vita sociale. E’ molto probabile che in futuro ci sarà più lavoro e che crescerà la domanda di psicoterapia. Anche oggi vi sono molti bisogni di cura che restano latenti e chi è portatore di disagi psichici ricerca modalità di vita che sviano dalla morsa dei problemi interiori. E’ quindi importante pensare a come aiutare le persone ad avere fiducia nella psicoterapia e voler ricorrere a questo prezioso strumento. Bisogna quindi pensare a interpretare il ruolo di psicoterapeuta come connotato da un forte impegno in organismi sociali. Lo psicoterapeuta che attende nel suo studio l’arrivo di nuovi pazienti va superata, perché non realistica. Domani, molto più di oggi, lo psicoterapeuta dovrà essere riconosciuto come persona capace di impegnarsi in attività che riguardano il benessere psichico, sempre attento a cogliere bisogni latenti delle persone o dei gruppi con cui deve entrare in contatto. Bisognerà essere visibili (non solo sulla Rete, peraltro importante) e ovviamente anche ben preparati per essere credibili. Molto del lavoro dello psicoterapeuta dipenderà dalla capacità di far emergere i bisogni di cura che per loro natura tendono a restare latenti.
La seconda questione è strettamente connessa a quanto appena detto e riguarda le ricadute nel percorso formativo. Una Scuola di Psicoterapia che voglia davvero rendere un servizio ai futuri psicoterapeuti deve trasmettere e insegnare tutto ciò che riguarda la pratica psicoterapeutica e aiutare a diventare professionisti con una solida preparazione culturale e tecnica. Ma non basta. La Scuola dovrà anche pensare a come formare, pur nel rispetto delle caratteristiche personali di ciascun allievo, a diventare psicoterapeuti che vivano attivamente con la comunità sociale a cui appartengono. Uno psicoterapeuta che sappia essere creativo, che proponga iniziative interessanti e sia in grado di diffondere tra il pubblico i principi di una sana psicologia potrà aiutare le persone ad avvicinarsi a stili di vita psicologicamente costruttivi. Questo modo di intendere l’esercizio della pratica psicoterapeutica non va dato per scontato; deve essere parte del percorso formativo. Uno psicoterapeuta attivo e preparato non resta senza lavoro.
Il futuro non va quindi guardato lasciando prevalere le fosche tinte del pessimismo. Adler ha molto parlato del coraggio di affrontare la vita con le complessità che presenta e queste variano nei diversi momenti storici. Le difficoltà attuali vanno affrontare; una simile sfida raccolta è già un atto di formazione personale.