Riflessioni intorno alla psicoterapia infantile
pensieri intorno a nuclei rilevanti
Il bambino non soffre ma agisce tutto il suo disagio. Se contrariato, fa i capricci. Questi esprimono, assieme alla sua frustrazione, la forza per piegare i genitori e indurli a soddisfare i loro desideri. Può però accadere che la spinta a modificare le forze avverse si blocchi e il bambino resti inerme. Questi casi rimandano a situazioni molto gravi perché indicano la presenza di un trauma che porta il bambino all’impotenza.
I genitori, o gli adulti che stanno attorno a un bambino disturbato, soffrono. Questa condizione li spinge a chiedere aiuto. La psicoterapia infantile inizia qui, dal disagio dei genitori che si arrendono perché si percepiscono impotenti a creare con il loro bambino le condizioni di una convivenza serena. Si inizia sempre a lavorare con un bambino sulle ceneri della speranza dei genitori di essere perfetti o quantomeno, adeguati.
A differenza di quanto accade nel lavoro con gli adulti, dove il paziente è solo e responsabile delle sue scelte, nella clinica dell'infanzia ci sono più attori, più soggetti da prendere in carico. Questa considerazione appare ovvia perché la psicoterapia di un bambino, se non affiancata da un coinvolgimento dei genitori, naufraga contro le inconsapevoli abitudini malsane, generate dalla coppia genitoriale, che sono alla base delle difficoltà. Nonostante queste evidenze che anche il buonsenso suggerisce, l'esperienza ha spesso mostrato che da più parti si pratica la psicoterapia con i bambini senza coinvolgere i genitori. Questo è un errore perché è un’astrazione il pensare che gli non debbano essere parte attiva nel recupero del benessere del bambino.
Il coinvolgimento dei genitori può iniziare subito perché sono loro che chiedono l’intervento. Poi iniziano le sedute con il bambino, fatte di giochi attraverso cui passano i segnali del disagio interiore. Poi i test che colgono da altre prospettive le linee su cui si va strutturando la personalità, sempre fatta di risorse e di deviazioni dalla normalità attesa. Al termine degli incontri diagnostici lo psicoterapeuta dell'infanzia ha molti dati sullo psicologismo del bambino, da ripensare al filtro della relazione che ha strutturato con lui. Dal materiale raccolto può essere steso il profilo diagnostico che permette di pensare alle linee di fondo di una psicoterapia utile al bambino e ai genitori. Il colloquio di restituzione ai genitori e al bambino apre le possibilità di concordare l'avvio della psicoterapia, di sostenere la motivazione al lavoro e l'impegno nella ricerca dei necessari cambiamenti.