IL GENOGRAMMA 3D - Applicazioni Cliniche
Strumento dalle molteplici applicazioni sul piano diagnostico e terapeutico
Uno strumento, presentato nella sua forma tridimensionale, che abitua a guardare con apertura mentale verso contributi e strumenti che nascono dal nostro o altrui approccio e che possono essere adattati e utilizzati secondo ciò che ci serve nel percorso con quel nostro specifico paziente.
In quanto clinici, ci serve avere una cornice di pensiero ben strutturata ma la flessibilità di accumulare conoscenza in maniera integrativa.
Il primo incontro di studio sul tema si è tenuto in Istituto il 29 Novembre 2019 ad opera mia e del Direttore di Scuola Adleriana di Psicoterapia RE, Mazzoli Giansecondo.
La formazione sul Genogramma ha preso le mosse dalla richiesta di approfondire uno strumento molto popolare ma di cui credo sia poco chiaro come sia stato affinato e quali molteplici applicazioni ha avuto e può avere sul piano diagnostico e terapeutico.
Personalmente ho conosciuto questo strumento attraverso il lavoro di psicologa giuridica e pian piano ne ho affinato l’utilizzo. Inizialmente ho seguito la prassi di una compilazione da parte del clinico del Genogramma - soprattutto durante la raccolta dei dati del paziente e della sua storia familiare - in seguito ho iniziato ad utilizzarlo anche con la sua stesura da parte del soggetto – sia adulto che in età evolutiva.
Nel pomeriggio formativo insieme abbiamo potuto vedere entrambe le modalità di utilizzo e attraverso le diverse esercitazioni proposte abbiamo iniziato a comprendere le caratteristiche e funzioni del Genogramma nonché il suo essere strumento molto flessibile e di facile realizzazione.
Abbiamo visto come la sua costruzione permette alla coppia terapeutica di esplorare il complesso intreccio di relazioni, di organizzare i dati, le emozioni, i rapporti e le azioni del paziente e delle persone che interagiscono con lui. Sappiamo che la Psicologia Individuale Comparata può essere considerata la capostipite storica del filone delle Scuole di psicologia del profondo ad indirizzo socioculturale e che Adler ha rilevato quanto importanti siano i primi quattro, cinque anni nella formazione dello Stile di vita, che si struttura attraverso gli stimoli ricevuti nell'ambiente familiare e in seguito all'influenza dei modelli conviventi.
Alla luce di questo e del fatto che nella nostra ottica adleriana l'intervento psicodiagnostico parte dallo studio della persona che si ha di fronte e dalla sua famiglia - come cerchia con cui il soggetto, dall'infanzia in poi, si è relazionato - penso che il Genogramma sia utilizzabile come fonte preziosa di ipotesi. Esse potranno essere poi confermate, modificate o smentite nel corso del percorso clinico insieme al paziente.
Dott.ssa Chiara Mezzogori, psicoterapeuta
Riflessioni a seguito dell’utilizzo del Genogramma
Nella mia personale esperienza, nel lavoro con adulti e adolescenti, dopo aver costruito il Genogramma di pazienti sulla base di informazioni già in mio possesso dalla raccolta anamnestica, ho proposto agli stessi l’autosomministrazione.
In questi casi, è stato possibile registrare e, di conseguenza, mettere al centro del nostro lavoro, la crescente consapevolezza degli stessi in merito ai legami che caratterizzano la propria rete relazionale. È capitato, infatti, che i pazienti stessi abbiano riconosciuto e si siano soffermati su aspetti, rispetto ai quali hanno affermato “non ci avevo mai pensato prima”.
Questo a riprova della grande utilità fornita dallo strumento non solo per il terapeuta, ma anche per la persona che si ha davanti, che si trova così “costretta” a riflettere sulle proprie relazioni, oltre che su eventi di vita significativi.
Sempre in merito all’autosomministrazione dello strumento da parte del soggetto, è un’interessante fonte di informazione anche la collocazione spaziale che il paziente dà a se stesso, oltre che alla rappresentazione nel suo insieme sul foglio. È, infatti, degna di particolare attenzione la disposizione che viene data alle persone che fanno parte degli ambiti di vita adleriani e l’eventuale “sdoppiarsi” del soggetto all’interno di questi diversi schemi.
Tutte queste informazioni vanno ad arricchire, confermare o disconfermare, quanto emerso in sede di raccolta anamnestica sia trasversale, che longitudinale, andando così a colmare eventuali dubbi, lacune o possibili mancanze di nessi tra le cose.
In particolare, dalla mia esperienza, ritengo che sia estremamente vantaggioso avere a disposizione entrambe le creazioni del Genogramma del paziente, ovvero quella del terapeuta e quella del soggetto stesso. In questo modo sarà infatti possibile procedere a un confronto tra i due e osservare quali informazioni sono state omesse durante la fase di raccolta anamnestica e sviluppare dubbi e domande in merito a tali “dimenticanze”.
Come già sostenuto, quindi, il Genogramma rimane un’utilissima fonte di informazioni, che permette l’elaborazione di molteplici ipotesi necessarie a una più globale presa in considerazione della persona che ci si trova davanti.
Dott.ssa Cecilia Glorioso, psicologa specializzanda in psicoterapia